Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta
Sovente capita che nella società attuale marito e moglie, entrambi impegnati nel lavoro, riescano grazie all’aiuto dei nonni a far fronte alle molteplici necessità di cui li investe un figlio, prima fra tutte a chi lasciarlo quando entrambi sono a lavoro.
Negli ultimi 10/20 anni la figura dei nonni ha via via preso il posto, soprattutto per necessità, di quella dei genitori e della babysitter, ciò perché molte volte il lavoro dei genitori non permette loro di poter accudire i bimbi “a tempo pieno” e perché spesso i crescenti costi di una persona che si prenda cura dei figli non sempre sono sostenibili.
Ciò ha portato da un lato alla nascita ed allo sviluppo di un fenomeno umanitario di enorme portata ma dall’altro a situazioni che spesso genitori, nonni e bambini non riescono a gestire.
Il rapporto che si crea tra nipoti e nonni è un rapporto profondo, parallelo in termini di amore, a quello con i genitori, e porta alla convinzione che un nonno o una nonna amino il doppio il bambino perché ricoprono due figure: quella di mamma o papà e nonna o nonno.
Nel rapporto tra nonni e nipoti si crea quindi una relazione stretta, intima, in cui da un lato c’è la saggezza, la sicurezza, l’amore, dall’altro la spensieratezza, la giocosità, la voglia di vivere. Un rapporto, insomma, di reciproco benessere, in cui entrambi si compensano a vicenda, uno scambio alla pari di immenso amore: i nonni non sgridano, non si arrabbiano, sorridono sempre, hanno spesso più pazienza dei genitori nell’ascoltare e nello stimolare i bambini che nella crescita vogliono confrontarsi e sono continuamente alla ricerca di informazioni.
Tutto questo porta a pensare all’enorme potenziale dei nonni nell’aiuto alla crescita dei bambini, per genitori che sempre più difficilmente riescono a barcamenarsi tra lavoro, famiglia, figli ed esigenze personali. Tuttavia è necessario tenere in considerazione soprattutto il punto di vista del bambino.
Infatti capita spesso che si sovrapponga la figura di attaccamento nella mente del bambino con il caregiver (cioè chi si prende cura di lui) generando in lui una confusione tra i ruoli svolti in particolare dalla madre e dalla nonna, che in realtà dovrebbero avere funzioni diverse.
Ecco allora che possono verificarsi episodi spiacevoli quando i bambini vengono ripresi dai genitori per essere riportati a casa: il bambino spesso non vuole separarsi da quella persona con cui è stato tutto il giorno e verso la quale ha sviluppato una complicità, un legame intimo ed emotivo. Può arrivare a rifiutarsi di abbracciare la madre causandole così frustrazione e malessere ma soprattutto gelosia nei confronti della nonna, arrivando talvolta ad accusarla di voler prendere il suo posto.
Spesso le madri (ma anche padri) “ricattano” emotivamente i figli con frasi del tipo: “Se non vuoi venire, ti lascio qui e me ne vado”, oppure “Non ti voglio più bene!”, fino ad arrivare alla costrizione fisica (prenderlo di peso) o alla punizione fisica (sculacciate o spinte) per farlo salire in auto.
È chiaro che tutto ciò provoca nel bambino un senso di disagio ed un’incapacità di gestire la risposta emotiva nei confronti dei genitori e dei nonni poiché la nonna spesso diviene una figura di riferimento molto forte dalla quale non vuole staccarsi. Accanto alla nonna il bambino si sente sicuro, accudito, è difficoltoso per lui cambiare questo stato d’animo ed accordarlo ad un’altra persona, anche se la cosa si ripete ogni giorno.
I bambini, a causa del loro scarso bagaglio esperienziale hanno difficoltà a confrontarsi con i cambiamenti e soprattutto a passare da una persona all’altra, da un ambiente all’altro, da una modalità comportamentale all’altra.
In tutto ciò un ruolo importante lo riveste anche la madre che dovrebbe imparare a gestire il riavvicinamento a fine giornata con il figlio con modalità più tranquille, prive di frustrazione per sé e per il bambino, prive di costrizioni e di punizioni. Dovrebbe cercare per qualche momento di far fronte alla stanchezza fisica e mentale di una giornata di lavoro e di ciò che ancora l’aspetta cercando di godersi forse l’unico momento della giornata degno di nota: l’abbraccio del proprio figlio. La madre dovrebbe capire che il/la bambino/a non si rifiuta di andare con lei, ma semplicemente non riesce a gestire il passaggio dalle modalità con cui si prende cura di lui la nonna alle modalità di cure e protezione che offre la mamma.
Il lavoro va fatto da tutti gli adulti coinvolti nella situazione. Sarebbe utile che i nonni preparassero i nipotini al distacco, anticipando col bimbo di qualche minuto l’arrivo dei genitori, sviluppando con loro un’aspettativa nei confronti del papà, della mamma e del loro prossimo arrivo.
Si potrebbe creare una sorta di gioco, un regalo (un disegno, qualcosa prodotto dal bimbo), un segno chiaro che sancisca il momento di passaggio dalla nonna alla mamma. Potrebbe essere utile “diluire” il momento di passaggio aumentando il tempo in cui la nonna ed il nipotino si separano e la mamma e il figlio si riavvicinano, ed entrare in sintonia tra loro. Anche qualche telefonata durante la giornata potrebbe rinsaldare quel legame che c’è tra madre e figlio.
È necessario eliminare ciò che i bambini non riescono a gestire: rabbia, frustrazione, fretta di fare le cose.
Un ultimo consiglio: anche la promessa di un premio, una volta giunti a casa non è funzionale e si può rivelare un’arma doppio taglio perché genererà nel bambino delle aspettative che andranno via via crescendo portandolo a pretendere sempre di più.
Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta
Specialista in Psicologia Clinica e Psicoterapia Psicanalitica
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