Di Teresita Possidente (Docente di Sosegno)- L’affettività, lo scambio emotivo, la condivisione, rappresentano tra i banchi di scuola il motore di quei processi mentali, di apprendimento, ma più di tutto relazionali che fanno della vita scolastica un’opportunità: per superare paure, per affrontare difficoltà e per trovare quella strada che può portare alla conquista di piccoli grandi traguardi di crescita che accompagnano i nostri alunni. Eugen Bleuler definisce l’affettività come il motore delle nostre azioni.
Un processo che accende come un piccolo fuoco il senso e la direzione del nostro agire.
È proprio in uno sguardo accogliente, in un sorriso, in una parola che riesce a snodare un’incertezza o più ancora nello slancio amichevole di un compagno, in un abbraccio che è possibile tracciare quel trampolino in grado di incoraggiare ogni percorso, di superare gli ostacoli, di allontanare i timori. L’affettività, come sostiene Piaget, “interviene nelle strutture intellettive” divenendo fonte di “conoscenze ed operazioni originali”.
Le emozioni che accompagnano I nostri viaggi di conoscenza sono la spinta più grande per riuscire a far volare in alto anche quei sentieri che potrebbero risultare più affannosi. L’elemento emozionale, come insegna Maria Montessori, è imprescindibile dall’insegnamento, perché in esso risiede quella componente che spinge e dirige la motivazione.
Le relazioni educative e quelle tra i pari che aprono le porte ai sentimenti positivi, agli scambi fatti di complicità, di ascolto possono abbattere barriere, possono superare argini, quelli in cui spesso piccoli e grandi studenti possono sentirsi rinchiusi. Probabilmente, come Giovanni Bosco ci suggeriva, non bisognerebbe solo amare chi si educa, ma fare in modo che i nostri alunni sappiano di essere amati.
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