Il soggetto DSA deve essere valutato sotto diversi aspetti: clinico- eziopatologico, neuropsicologico, psicologico, e sociale, per poter individuare se la difficoltà si inserisce in un quadro diagnostico più complesso o se è dovuta ad una situazione di svantaggio socio-culturale, distinguendo tra i casi in cui costituisce il problema principale in mancanza di altre patologie specifiche.
E’ molto importante individuare o escludere cause di natura organica, che possono essere congenite o acquisite.
Fra le più frequenti si possono elencare: sindromi genetiche, embriopatie e fetopatie, ritardo mentale, paralisi celebrali infantili, psicosi infantili, deficit uditivi e visivi, processi degenerativi, traumatici vascolari o tumorali.
La valutazione psicopatologica permette anche di accertare lo sviluppo affettivo- emozionale-relazionale, ricercando stati ansiosi o depressivi, il grado di autostima e la motivazione ad apprendere. Infatti i disturbi della sfera affettivo-emozionale creano malessere e disagio ed interferiscono con le potenzialità di apprendimento, causando a volte reazioni quali l’isolamento, oppure un comportamento compulsivo ed esternamente provocatorio per attirare l’attenzione.
Una volta escluse le cause di natura organica precedentemente citate, si può procedere all’individuazione dei soggetti che hanno anomalie di alcuni processi da quelli che hanno difficoltà scolastiche. Ciò si dovrebbe effettuare al termine della seconda elementare, anche se è possibile somministrare i test anche prima.
Può capitare, tuttavia, che alle scuole Secondarie di secondo grado giungano allievi senza diagnosi di accompagnamento che presentano vistose problematiche relative alla scrittura (sostituzione ed inversione di lettere, uso scorretto delle doppie), nella lettura e nell’area matematica; in questi casi, in cui si sospetta che l’allievo presenti dei disturbi specifici di apprendimento, il Consiglio di Classe deve attivare forme volte ad un recupero didattico mirato ed avviare un periodo di osservazione.
Per quanto riguarda tale periodo, non esiste un tempo prestabilito; l’intervallo di tempo necessario per definire in modo chiaro la situazione relativa all’alunno potrebbe essere, in via del tutto indicativa, pari ad almeno tre mesi, durante i quali si devono prevedere azioni didattiche mirate.
La decisione di attivare forme di recupero, è di competenza del Consiglio di Classe, con decisioni adottate a maggioranza; qualora ci fossero dei docenti contrari, la loro opinione deve essere verbalizzata, ma il Consiglio proseguirà con la linea condivisa dalla maggior parte dei suoi componenti.
Il docente referente dovrà, quindi, incontrare i genitori del ragazzo per informarli delle difficoltà riscontrate e sulle strategie didattiche volte al recupero mirato.
Al termine del periodo di osservazione e recupero, in caso di risposta negativa da parte dell’alunno, i genitori saranno ricontattati per avere ulteriori indicazioni sulle procedure da intraprendere.
Il docente referente, eventualmente insieme agli insegnanti della classe, incontrerà i genitori dell’alunno per informarli circa le difficoltà persistenti del figlio e inviterà la famiglia sull’opportunità di sottoporre il figlio ad una visita specialistica.
Se i genitori, nonostante la segnalazione, adotteranno un comportamento ostativo, verranno informati relativamente ad un possibile insuccesso scolastico del figlio.
La famiglia, se lo riterrà opportuno, attiverà per ottenere, nel caso in cui sia confermata la diagnosi, la certificazione ai sensi della legge n°170 del 2010..
L’ASL-NPI, ricevuta la richiesta da parte della famiglia per il riconoscimento del disturbo, tramite un equipe multi professionale: Gruppo Disturbi Specifici di Apprendimento (GDSAp), somministrerà una serie di visite o test come: calcolo del Q.I. (Quoziente d’Intelligenza), i test WISC (Wechsler Intelligence Scale for Children), il livello di lettura (MT, Cornoldi). Queste prove forniscono una valutazione sulle abilità intellettiva cognitiva, di lettura e scrittura, di abilità logico-matematiche.
Il Gruppo Disturbi Specifici di Apprendimento (GDSAp) è composto dai seguenti profili professionali: neuropsichiatra infantile, psicologo, logopedista, terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva, che lavorano secondo il principio dell’integrazione multi-professionale (con superamento della logica della consulenza tra professionisti) e concorrono alla formulazione della diagnosi ciascuno per quanto di competenza.
Al termine di questi test cognitivi verrà redatta una diagnosi consegnata ai genitori, che si dovranno preoccupare di consegnarla alla segreteria della scuola dove sarà protocollata ed archiviata nel fascicolo personale dell’alunno.
Tale certificazione può essere redatta oltre che dall’ASL-NPI anche da uno specialista privato, neuropsichiatra o psicologo (per contrarre i tempi di attesa dell’iter).
Nel caso in cui venga confermata la diagnosi, la certificazione dovrà comunque essere poi ratificata dall’ASL-NPI, con rilascio dello specifico modulo, ad opera della Commissione.
Il Dirigente Scolastico, ricevuta la diagnosi, dovrà condividerla con il Consiglio di Classe che attiverà gli interventi didattici del caso.
Una volta acquisita la diagnosi, i docenti dovranno incontrare la famiglia e il referente DSA per raccogliere informazioni e ipotizzare le soluzioni più funzionali al caso specifico.
In base alla legislazione attuale, se gli studenti hanno solo la diagnosi ai sensi della legge n° 170 del 2010, non hanno diritto all’insegnante di sostegno.
Gli insegnanti dovranno quindi redigere il Piano Didattico Personalizzato (PDP), che verrà costantemente monitorato per verificare l’efficacia delle misure in esso adottate e in caso di necessità potrà essere modificato in itinere.
Il Piano Didattico Personalizzato (PDP) è un documento che riporta una serie di informazioni relative all’alunno, oltre ai dati anagrafici e alla tipologia del disturbo è contenuto l’elenco degli strumenti compensativi e le misure dispensative adottate nelle diverse discipline scolastiche, le modalità di verifica e di valutazione decise da ciascun insegnante, le attività didattiche personalizzate ed individualizzate. Dopo la stesura del documento, la famiglia dovrà condividerlo sottoscrivendolo e trattenendone una copia.
Affinché il PDP non rimanga solo un puro atto formale/burocratico, (come invece succede per alcuni colleghi poco sensibili ed informati sull’argomento), tutti i docenti dovranno quindi attuare quanto definito e concordato in esso.
La scuola è la struttura più a diretto contatto con i ragazzi e una stretta collaborazione tra insegnanti, operatori specializzati, famiglie, rappresenta uno degli strumenti più validi per l’individuazione dei problemi e la tempestività degli interventi.