COSA SONO I PROBLEMI E QUALI LE SOLUZIONI?

progetto di vita per i disabili

Un problema può essere definito come: “il divario tra lo stato attuale e lo stato che si desidera”. Ciò spesso crea in chi lo vive un senso di insoddisfazione, per cui è necessario prendere in considerazione l’insieme di questioni che devono essere affrontate per colmare questo divario.
Spesso l’insoddisfazione è legata alla differenza appunto tra lo stato desiderato e ciò che invece è rappresentato dalla realtà che si vive, così come la convinzione (errata) di non essere in grado di colmare questa differenza, o ancora la percezione che colmare questa differenza costerà fatica, dolore, ecc.
Facciamo un esempio: l’auto non parte, vorrei andare in un posto, finché non avrò colmato questa differenza starò male. Tuttavia risolvere il problema comporta impegno di tempo e di denaro, dispendio di energia psichica e tutto ciò che ne deriva; ciò spesso ci crea una sensazione di incapacità rispetto alla soluzione, facendoci cadere in un vortice di impotenza e insoddisfazione.

La modalità giusta per approcciarsi alla soluzione del problema dovrebbe essere quella di effettuare un’analisi di ciò che abbiamo di fronte, ciò di cui siamo consapevoli, cioè il problema stesso. È poi necessario prendere in considerazione le cause oggettive e soggettive del problema, focalizzandosi sull’obiettivo, cioè lo stato futuro che prenderà il posto dello stato presente. A tal punto è funzionale valutare tutti gli strumenti utili a disposizione per modificare la situazione, cioè le risorse presenti e disponibili per il raggiungimento degli obiettivi. Infine, se pensiamo alla gratificazione finale, saremo più portati a mettere in atto la soluzione.

Purtroppo molte persone confondono il presente con il problema, ma nella realtà dei fatti il presente è un problema solo quando si desidera qualcosa di diverso. Se l’auto non va è un problema solo se ne ho bisogno in quel momento, ma se io non ho necessità di usarla in un determinato momento essa non rappresenta un problema e, ad ogni modo, la soluzione può essere trovata estrapolando le cause e le risorse disponibili, soggettive ed oggettive.
Il modo di pensare che crea il problema non può essere allo stesso tempo il modo di pensare che troverà la soluzione. Per risolvere il problema bisognerà dunque ampliare lo spazio di visione, affinché esso sia contenuto nella soluzione. Infatti, risolvere un problema non significa eliminarlo, ma eliminare le cause che hanno generato quel problema: la percezione di ciò che si desidera va messa in relazione alle cause, non al problema in sé.
Inserendo le risorse all’interno “dell’equazione”, il punto di vista cambierà permettendo di trovare la soluzione al problema in oggetto.

Un altro esempio può essere esemplificativo: “Ho paura di uscire di casa da sola, la causa è determinata dal fatto di aver subìto una rapina. Il mio obiettivo è quello di diventare coraggiosa e non aver paura. L’effetto che dovrò pormi è che se ci riuscirò sarò fiera di me e mi sentirò soddisfatta e gratificata”. Questa convinzione mi porterà a desiderare di uscire di casa per ottenere la ricompensa finale, che non è il semplice raggiungimento dell’obiettivo quanto la gratificazione che ne deriverà. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo cambiato il modo di guardare alla paura: se prima essa rappresentava il blocco del comportamento e basta, la considerazione che essa debba essere affrontata ci ingenera coraggio e l’esperienza ci porterà sempre più ad aver coraggio piuttosto che paura.

In conclusione: non deve essere la volontà dell’eliminazione del problema il motore dell’azione quanto la convinzione che il raggiungimento di un obiettivo prefissato produce effetti gradevoli (chiaramente l’obiettivo deve essere realizzabile dal soggetto secondo le capacità possedute o potenzialità acquisibili). Sarà proprio il desiderio di quegli effetti la spinta pulsionale al raggiungimento dell’obiettivo e quindi alla risoluzione del problema.

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta

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