TEORIA DELLA MENTE E SCUOLA

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La teoria della mente che ha suscitato e suscita molte attenzioni in ambito psicologico trova diversi spunti applicativi anche in ambito educativo, questo perché la ricerca sulla teoria della mente sposta il focus dell’attenzione sulle modalità con cui i bambini pensano sul pensiero.
Questa visione è ripresa anche dalla moderna pedagogia, secondo la quale il bambino deve essere aiutato dal pedagogista e dall’insegnante a diventare “meta-cognitivo” ossia essere consapevole dei propri processi di pensiero al fine di migliorare le sue capacità di apprendimento.

Prima di tutto però è necessario fare un excursus sulla teoria della mente: essa si focalizza sulla capacità di comprensione degli altri esseri umani caratterizzati da propri stati mentali, desideri, motivazioni e sentimenti. Attraverso la teoria della mente avviene l’interazione tra gli esseri umani, Infatti grazie ad essa spieghiamo agli altri il nostro comportamento, esprimiamo pensieri, volontà ed interpretiamo i discorsi ed i comportamenti degli altri proprio perché riusciamo a tenere conto dei loro pensieri e desideri.

Alla base del comportamento umano c’è la volontà di realizzare i propri desideri alla luce delle proprie credenze. L’acquisizione da parte dei bambini della conoscenza di un livello mentale li rende capaci di capire molti aspetti della vita sociale umana; grazie a questa scoperta essi riescono a capire sorprese, segreti, silenzi, errori e bugie.
Già Piaget nel 1926 si pose la domanda rispetto a che età i bambini riuscivano a diventare consapevoli dello scenario mentale. Egli arrivò alla conclusione che prima dei 6 anni i bambini avessero una scarsa capacità di comprendere la mente anche se poi le ricerche hanno rivisto le sue conclusioni modificandole, forse perché egli erroneamente le basava sulla capacità dei bambini di verbalizzare la conoscenza. Oggi invece siamo consapevoli che la scoperta della mente da parte del bambino inizia fin da piccolo. Infatti i bambini piccoli reagiscono in vari e diversi modi a persone e cose; inoltre indicano le cose, guardano ciò che guardano gli altri, ecc., aspetti questi che implicano la comprensione implicita della mente dell’altro.

Negli anni prescolari e scolari i bambini affinano questa capacità e la capacità di comprendere la mente altrui diventa più esplicita. Dai tre anni in poi cominciano a diversificare tra le cose reali e quelle presenti nella loro mente, esplicitano ciò che loro stessi “vedono”, “vogliono” o “sentono”. Fino a quando, intorno ai quattro anni capiscono che i pensieri nella mente possono non essere veri.
Gli esperimenti degli psicologi hanno mirato a capire questa differenza e l’hanno spiegata con l’egocentrismo che caratterizza i bambini a tre anni, infatti essi ritengono che chiunque sappia quello che sanno loro. Ma dai quattro anni in poi i bambini si rendono conto che le persone agiscono in base al modo proprio di pensare e non sempre i loro pensieri sono legati alle situazioni reali.

È importante capire i processi cognitivi attraverso i quali si acquisisce la teoria della mente; il mondo sociale gioca indubbiamente un ruolo vitale nel suo sviluppo. Oggi la modalità con cui i bambini arrivano a questa nuova comprensione è diversa così come diverse sono le ipotesi: secondo alcuni i bambini nascono già con essa ma questa deve solo maturare man mano che il cervello aumenta il suo sviluppo. Secondo altri studiosi la teoria della mente si sviluppa man mano che i bambini crescono e costruiscono la loro conoscenza partendo dalla loro esperienza personale. Questo perché sono innatamente predisposti allo scambio con le persone, ciò favorisce la costruzione della propria conoscenza appunto attraverso l’esperienza.

Le interazioni dei bambini con i propri pari o con familiari ed amici favoriscono lo sviluppo di idee e consapevolezze; a supporto di ciò le evidenze scientifiche riportano che i bambini cresciuti in famiglie numerose sviluppano più precocemente una teoria della mente, ciò potrebbe essere dovuto al fatto che le interazioni che essi mettono in atto con fratelli e sorelle favoriscono lo sviluppo di una consapevolezza del punto di vista altrui. L’utilizzo di parole come “so” e “penso” probabilmente porterà i bambini ad usare la stessa tipologia di parole e quindi acquisiranno più facilmente una teoria della mente poiché teoria della mente e ambiente linguistico nei bambini sono strettamente legati.

Quanto è differente però la teoria della mente a scuola e a casa? In primis è importante capire come mai molti bambini vivaci che riescono ad apprendere tanto nelle interazioni con gli altri in età prescolare incontrano grosse difficoltà in ambito scolastico e perché essi rivelano problemi nella riuscita scolastica? Probabilmente perché in ambito scolastico non riescono a generalizzare le loro capacità di attribuire un senso alle azioni umane, perché a scuola vengono utilizzati sistemi simbolici che non conoscono bene ed ai quali si riescono ad adattare difficilmente. Cosa che non accade invece in alcuni bambini, quelli ad esempio provenienti da famiglie di buon livello culturale come se questi sistemi simbolici facessero parte già del loro mondo.

L’approccio con la scuola è diverso per ogni bambino ed è strettamente correlato al modo in cui le famiglie si relazionano ad essi. Ad esempio in alcune famiglie vige la tendenza a ragionare con i propri figli quando mettono in atto un cattivo comportamento, i genitori spiegano i differenti punti di vista, cercano di capire i loro e far capire loro quelli degli altri. In altre famiglie invece c’è la tendenza a punire ed esigere ubbidienza. Ovviamente nel primo caso ci troveremo di fronte bambini capaci di avere a che fare con differenti punti di vista, di acquisire nuove informazioni; così facendo si aiutano i bambini a dare un senso alla scuola. Oggi la scuola non è vista più come un semplice luogo in cui gli insegnanti dispensano le loro conoscenze ma un posto in cui gli alunni costruisco la conoscenza attraverso l’attività e l’esperienza così da poter formare nuove credenze rispetto al mondo rimodulando le proprie. Tutto ciò può essere favorito dalla correlazione tra teoria della mente e capacità di apprendere attraverso l’istruzione e la collaborazione.

Lo sviluppo del ragionamento e del pensiero critico, elementi fondamentali per una buona riuscita scolastica richiedono una caratteristica essenziale, ossia la capacità di parlare dei pensieri propri ed altrui in altre parole è necessario per favorire le capacità di apprendimento cooperativo, Per interagire in modo proficuo con gli altri, per potersi confrontare rispetto ai conflitti che inevitabilmente si creano è necessaria una forte capacità metacognitiva. Attraverso un linguaggio metacognitivo è infatti possibile anche capire il pensiero dei personaggi storici, valutare le evidenze scientifiche e trarre ipotesi. Riconoscere i propri errori, riflettere sulle proprie credenze, assumere il punto di vista dell’altro è alla base del pensiero critico che favorisce la curiosità ed il ragionamento.

La scuola ha un grosso impatto sullo sviluppo della teoria della mente nei bambini. Infatti al momento dell’ingresso a scuola essa, se presente, è legata al loro mondo, sta agli insegnanti fare in modo che si cimenti e si rinforzi anche in ambito scolastico favorendone la comunicazione, la comprensione, parlandone insomma. Interagire con i bambini chiedendo loro da dove vengono le loro conoscenze ed i loro punti di vista, ponendosi nei loro confronti affinché possano manifestare un loro modo di ragionare fa sì che si sentano più sicuri ed osino nel confrontarsi con gli altri, sviluppino una buona teoria della mente e siano facilitati nell’apprendimento. Far presente ai bambini i propri processi di pensiero da parte degli insegnanti permette di innescare nei bambini la stessa modalità, così come il fatto di ammettere i propri errori. Focalizzarsi sul processo di pensiero è importante per favorire i bambini a portar fuori le loro motivazioni e le proprie credenze.

L’aiuto di genitori, insegnanti, educatori, degli adulti in generale ai bambini sta proprio nel valutare il loro stato di conoscenza, favorire i modi per scoprire cose nuove da soli e valutare le fonti di informazioni. Ciò che accade oggi nella scuola è porre maggiore attenzione sull’acquisizione di abilità cognitive come pensiero, apprendimento e meno sulla memorizzazione di fatti e nozioni. La comprensione della mente da parte dei bambini in età prescolare e nei primi anni di scuola è un processo inarrestabile che se adeguatamente favorito rappresenterà la base concettuale per lo sviluppo di attività nella scuola, nel lavoro e più in generale nella vita.

Agli insegnanti il compito di utilizzare un linguaggio basato sul pensiero aiutandoli a riflettere ed articolare pensieri ed espressioni.
In definitiva: il linguaggio metacognitivo serve a portare conoscenza alla consapevolezza.

Per approfondire:
J.W. Astington “La teoria della mente va a scuola” in “Psicologia e scuola” anno 31°, Nov-Dic, n.18, pp.12-17

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta

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