“Scegli il lavoro che ami e non lavorerai mai, neanche per un giorno in tutta la tua vita”, Confucio.
L’entusiasmo con cui si affronta il proprio lavoro ne determina in larga parte i risultati. In ambito scolastico provare emozioni piacevoli facilita l’apprendimento e l’insegnamento.
L’atteggiamento e la modalità con cui una persona si rapporta con il proprio interlocutore favorisce senza dubbio la comunicazione tra i due. Un insegnante che per sua tendenza si mostri nei confronti degli alunni attuando una modalità relazionale e quindi di insegnamento rigida, monotona, focalizzata più sui contenuti che sugli interlocutori, di certo farà più fatica a tenere gli alunni attenti ed a trasmettere le informazioni che reputa importanti per gli apprendimenti.
Proprio perché nella relazione educativa non vengono trasmessi solo concetti, informazioni, regole, ecc. ma anche emozioni e motivazioni un docente carico di entusiasmo che cerchi di trasmettere gioia ai suoi alunni considerandoli prima come persone e poi come alunni, riuscirà a fare breccia nelle loro menti più facilmente e più facilmente riuscirà a trasmettere le basi per un sapere futuro.
Una relazione educativa che abbia le caratteristiche di un confronto in cui i ritmi sono altalenanti come una partita di tennis, a volte rapidi e veloci, a volte lenti e studiati darà il senso anche ai discenti di star facendo qualcosa per la loro crescita. Un docente che va oltre la semplice trasmissione di nozioni, di regole, di teoremi, ma impregna queste informazioni di entusiasmo e convinzione che ciò che racconta è parte di sé comunica ai suoi alunni che ha interesse per loro, ne stimola la curiosità, la voglia di imparare, di mettersi alla prova.
Stare con una persona felice ci rallegra, mentre la presenza di una persona triste o arrabbiata può far nascere in noi le stesse emozioni. Questo perché a livello inconscio e grazie ad empatia e neuroni specchio tendiamo ad assorbire ed a mettere in atto le emozioni che ci circondano. Si tratta di una “convergenza emotiva” che favorisce la comunicazione tra le persone. Il contagio emotivo rappresenta un processo inconscio verso cui le donne sono più sensibili degli uomini_ se attuato nella relazione educativa può veicolare l’attenzione degli alunni e favorire gli apprendimenti.
Come detto, emozioni negative suscitano le stesse emozioni nell’interlocutore portando a gap comunicativi, quindi trasmettere entusiasmo ed emozioni positive facilita la comunicazione. Mettere in atto una comunicazione basata sull’entusiasmo implica indicatori facilmente osservabili: chiare variazioni nel volume, nell’intonazione e nella velocità dell’eloquio, occhi aperti e frequente contatto oculare, uso di gesti con il corpo (testa, braccia, arti inferiori, tronco) movimenti larghi e frequenti del corpo, uso elevato delle espressioni facciali, vitalità ed utilizzo dell’umorismo (Collins, 1978).
Gli insegnanti che esprimono entusiasmo mentre spiegano riescono a trasmettere vitalità che fa leva sugli alunni motivandoli all’apprendimento. Ed è proprio l’entusiasmo verso l’insegnamento che produce negli studenti la maggiore motivazione più che l’entusiasmo verso la materia. L’entusiasmo verso la materia può essere considerato una strategia di insegnamento perché porta alunni e docente ad una sfida cognitiva in cui ognuno conosce il suo ruolo ma in cui c’è supporto da parte di entrambi per l’altro. L’entusiasmo ovviamente deve scaturire da una sincera gioia: fingere emozioni che non si provano è costoso sul piano psicologico. È stato dimostrato che gli insegnanti tendono a percepirsi più entusiasti colgono maggiore motivazione negli alunni. Secondo quest’ottica circolare sono gli studenti (motivati, interessati ed attenti) a motivare gli insegnanti, un processo che si autoalimenta nel tempo.
Un ambiente in cui sia forte la dimostrazione di entusiasmo da parte del docente favorisce l’emergere della motivazione nell’alunno accrescendo, di conseguenza, il piacere dell’apprendimento. Docenti che si entusiasmano nel trasmettere le informazioni trarranno benessere per essi stessi e favoriranno la motivazione negli alunni.
Il circolo virtuoso a cui portano le emozioni piacevoli è composto da diversi vantaggi poiché ampliano sicuramente le possibilità di ragionare, di pensare, facilitano la creatività e la ricerca di soluzioni, aumentano le capacità cognitive e mnemoniche.
Un altro aspetto da non sottovalutare è: che portano anche un atteggiamento positivo verso la scuola e stare bene in classe genera associazioni positive rispetto all’apprendimento ed ai contenuti appresi. Motivano poiché emozioni e motivazione sono strettamente correlate ed interdipendenti; infatti in situazioni di benessere i discenti si automotivano, sono attratti piacevolmente ed hanno soddisfazione, mentre in situazioni di malessere si sentono a disagio, evitano e si allontanano perché ansiosi in quella situazione.
Infine le emozioni piacevoli favoriscono un benessere psicologico tale da prevenire disturbi dell’umore e la depressione. Questo perché contrariamente a quanto si crede i disturbi depressivi sono legati a poche emozioni piacevoli non ad un eccesso di emozioni spiacevoli. Alunni con rischio di sviluppare stati depressivi o che hanno alti livelli di ansia possono trarre giovamento da alti livelli di emozioni positive così come docenti che potrebbero sviluppare burnout sicuramente con un atteggiamento più entusiasta possono fronteggiare questo rischio.
In conclusione la positività delle emozioni piacevoli sull’apprendimento, sul ragionamento e sui processi di pensiero è indubbia. Non stiamo parlando di buoni voti, facilitazioni, promozioni o sgravi ma della capacità di incuriosire, di creare le basi del desiderio di apprendere che può avvenire grazie ad un insegnante entusiasta e che rende piacevole la materia. Attraverso l’accostamento della propria materia ad emozioni positive come gioia ed entusiasmo egli riuscirà a favorire la trasmissione non solo di contenuti ma anche di benessere.
Per approfondire:
Angelica Moè “Insegnare: che emozione! Insegnanti entusiasti per alunni motivati” in “Psicologia e scuola” anno 31°, Set.-Ott. 2011, n.17, pp.24-32
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta