Molti sono i criteri e le modalità di valutazione che vengono messI in atto a scuola. Per poter trasmettere le conoscenze attraverso l’insegnamento è necessario effettuare una valutazione del preesistente livello di padronanza del discente, per capire quanto egli sia in grado di seguire l’insegnamento ed impegnarsi.
Esiste accanto ad una valutazione delle sue capacità anche una valutazione vera e propria fatta di giudizi e voti sull’operato dell’alunno, le due tipologie dette: implicita (perché legata alla valutazione delle conoscenze del discente ed alle sue capacità e caratteristiche cognitive) ed esplicita (strettamente legata alla valutazione del rendimento dell’alunno).
La valutazione viene quindi associata al giudizio di merito dell’alunno facendole assumere molto spesso un carattere sanzionatorio che l’ha portata a diventare qualcosa di negativo, spesso caratterizzata da ingiustizia e pertanto poco accettata. Un processo valutativo fatto accuratamente favorisce la possibilità di indirizzare il processo di insegnamento e porta allo sviluppo di meccanismi cognitivi che facilitano l’apprendimento.
Le valutazioni implicite sono più complesse e portano le persone a formarsi un’impressione su chi hanno di fronte e per questo possono ferire ancora di più l’alunno (“Sta crescendo, è insicuro, anche se io non gliel’ho mai detto”. Quanto il bambino avrà percepito di quest’impressione del docente?). Proprio per questo è necessario soffermarsi su quanto un processo di valutazione implicito porti un insegnante a sottostimare le capacità di comprensione di bambini lenti, dislessici o poco disciplinati ed a sovrastimare (erroneamente) gli alunni calmi e tranquilli. Quante volte capita di emettere un giudizio “didattico” basandosi su un giudizio di valore solo perché l’alunno è irrequieto o si impegna poco sprecando il suo potenziale anche se raggiungere risultati accettabili.
Un insegnante nella valutazione degli stati di apprendimento dovrebbe essere un professionista che rileva e descrive il punto di apprendimento dell’alunno; diverso sarebbe se stesse valutandone i comportamenti. Una domanda che un docente dovrebbe farsi è relativa al perché un alunno si applica poco; è a causa delle sue scarse capacità o perché non si è riusciti ad agire sul suo quadro motivazionale?
Una valutazione obiettiva permette di sfuggire ai condizionamenti da cui ognuno di noi può essere influenzato, cosa di cui la docimologia si è ampiamente occupata. Avere un confronto rispetto all’andamento generale degli altri alunni, nelle altre scuole, poter effettuare un paragone rispetto all’andamento delle altre situazioni educative potrebbe aiutare gli insegnanti a capire se il limite è negli alunni, nelle modalità d’insegnamento, di valutazione o in altro. Rilevare i punti deboli permetterebbe di agire in modo più funzionale e proficuo.
Costruire prove di valutazione quanto più oggettive possibili, cercando di standardizzarle affinché diano una valutazione scevra da condizionamenti personali. Le prove migliori si costruiscono con la comprensione del processo di apprendimento. Valutare in modo appropriato ed approfondito permette allo studente di capire ciò di cui ha effettivamente bisogno. Valutare (bene) l’apprendimento fa bene all’apprendimento.
Per rafforzare l’apprendimento è necessario valutare il proprio grado di apprendimento. Una ricerca di Roediger e collaboratori (in Roediger e Karpicke, 2006) ha dimostrato che eseguire più test valutativi degli apprendimenti dopo lo studio favorisce un rafforzamento degli apprendimenti ed un mantenimento dell’informazione più duraturo. Prevedere un momento di valutazione dell’apprendimento produce effetti crescenti a distanza di tempo.
L’abitudine ad essere valutati aumenta e consolida gli apprendimenti, inoltre favorisce la capacità di affrontare le prove d’esame. Ciò avviene per due motivi: un fattore metacognitivo secondo cui chi non si valuta o non viene valutato difficilmente riuscirà a riconoscere le sue lacune. Il secondo fattore è legato all’aspetto mnemonico, infatti conoscere dove sono presenti le carenze permette di migliorarsi ed indirizzare lo studio verso quell’area. Infine testare continuamente gli apprendimenti favorisce quella capacità di richiamare alla memoria gli argomenti al momento della verifica.
In conclusione un’adeguata e ben costruita modalità di verifica degli apprendimenti favorisce la crescita delle potenzialità degli alunni e permette al docente di avere uno strumento di valutazione oggettivo su cui basare ed attraverso cui indirizzare i propri insegnamenti.
Per approfondire:
Cornoldi C., “Valutare l’apprendimento fa bene all’apprendimento” in “Psicologia e scuola” anno 29°, Mar-Apr 2009, pp.51-56
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta