Il carattere chiuso di un bambino provoca spesso nei genitori, negli insegnanti e in genere in chi gli sta intorno una sorta di allarme che spinge a spronarlo in tutti i modi affinché manifesti un’estroversione che in realtà non gli appartiene. In tal caso non si tiene conto che in alcuni casi l’introversione può rappresentare, quando non ci siano altri tipi di problemi psicologici, una risorsa da valorizzare come massima espressione di autonomia di pensiero.
Oggi è convinzione di molti educatori, pedagogisti, psicologi e soprattutto genitori, che un bambino con un’elevata apertura del carattere, sia più sano di un bambino più chiuso. Sebbene questa tendenza caratteriale rappresenti una fetta minoritaria quanto a diffusione del carattere dei bambini, essa non va necessariamente stigmatizzata. Anche perché il bambino introverso, se forzato al cambiamento, difficilmente cambierà o lo farà poco, andando a trovarsi invischiato in una serie di situazioni e comportandosi in modi che poco riflettono la sua reale volontà con la conseguenza di non riuscire a gestirli.
La tendenza oggi è quella di dare una spiegazione genetica a tutto e di conseguenza cercare anche nell’introversione, una caratteristica di personalità di tutto rispetto e degna di onore, un’origine che in realtà non è presente, almeno allo stato attuale della ricerca genetica.
Nel corso dei secoli diversi sono stati i grandi uomini che avevano un carattere schivo, introverso, dedito soprattutto all’introspezione, uno su tutti: Leonardo da Vinci. Egli, insieme a molti altri, ha avuto una produzione scientifica e letteraria di enorme valore che sviluppò solo per se stesso (si pensi alla scrittura rovesciata) a dimostrazione del fatto di voler portare avanti e valorizzare un proprio sistema di valori.
Potremmo, pertanto, trovarci di fronte ad un bambino riflessivo, capace di lasciare fuori tutto il resto e soffermarsi a riflettere sul proprio Io, gestendolo senza l’influenza dei fattori ambientali, rinforzandolo così come farebbe un filosofo alla ricerca del senso della vita, della verità. Un bambino che ha dentro di sé la capacità di valorizzare se stesso senza piegarsi all’opinione degli altri, ma scegliendo ciò che realmente gli fa piacere.
L’introversione, quindi, non dovrebbe essere vista come un tratto del carattere da combattere con la forza, ma una caratteristica da coltivare da parte del bambino che così facendo sarà non solo un adulto riflessivo e ricco di vita interiore, ma soprattutto un profondo conoscitore di se stesso.
Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta
Buongiorno,
sono d’accordo con lei per quanto riguarda questa ossessiva tendenza a stigmatizzare l’introversione nel bambino in età pre adolescenziale. Vorrei chiederle se per caso avesse qualche riferimento bibliografico circa queste ultime tendenze e studi e secondo lei a cosa sono dovute queste conclusioni di questi anni.
Cordiali saluti,
Alessandra R.